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Il barone rampante

Il barone rampante - disegno

Di lì a poco, dalle finestre, lo vedemmo che s’arrampicava su per l’elce.[...] Cosimo salì fino alla forcella d’un grosso ramo dove poteva stare comodo, e si sedette lì, a gambe penzoloni, a braccia incrociate con le mani sotto le ascelle, la testa insaccata nelle spalle, il tricorno calcato sulla fronte. Nostro padre si sporse dal davanzale.

Quando sarai stanco di star lì cambierai idea! – gli gridò.

Non cambierò mai idea, – fece mio fratello, dal ramo.

Ti farò vedere io, appena scendi!

E io non scenderò più!

E mantenne la parola.




Quando, da bambino, lessi "Il barone rampante" di Italo Calvino, rimasi stregato. Chissà che mondi, chissà che avventure si vivevano da lassù, sugli alberi, mentre io conducevo quella vita così ordinaria, nella quale il massimo dell'avventura era giocare a nascondino nel giardino condominiale.

Speravo di vedere Cosimo Piovasco di Rondò spuntare dalla chioma di ogni albero che circondava il mio caseggiato, ma non successe mai. Volatili, gatti, sacchetti impigliati tra i rami o palloni da calcio se ne potevano vedere, nel fogliame, ma di nobili con il tricorno nemmeno l'ombra. A distanza di anni ancora lo cerco, ma non sugli alberi. Dentro di me. E a volte fa capolino.

L'ennesima di queste apparizioni mi ha fatto prendere l'iPad in mano per disegnarlo, e immaginarlo assieme al suo fedele cane acquattato ai piedi dell'albero, subito pronto a ripartire non appena il Barone si fosse mosso per riprendere il suo acrobatico cammino di ramo in ramo.